martedì 18 ottobre 2016

Esercitarsi alla vigilanza...

Il film Le ali della libertà racconta la storia di alcuni detenuti che preparano la loro evasione "condita" dalla paura di essere, dopo molto tempo di prigionia, ormai "istituzionalizzati" e cioè la paura di essere ormai così dipendenti e assuefatti dalla struttura carceraria da percepire come pericolosa la "vita fuori"..la libertà fuori dal sistema in cui si è vissuto per molto tempo.
Tutto questo si può riportare al tema delle relazioni intime (sopratutto di coppia ma anche amicali o familiari) poichè la relazione di per sè contiene aspetti di desideri e di paure legati alla "minaccia" di istituzionalizzazione...

Ma come succede che ci si perde di vista..., sprofondando in una vita che non è quella desiderata?
...non succede da un giorno all'altro così..infatti questa perdita di sé si costruisce nel tempo, a causa di piccoli, invisibili e continuativi episodi di privazione di libertà (piccole censure e autocensure ci "istituzionalizzano" senza che ce ne rendiamo conto...)

E' così che la mancanza  di vigilanza..cioè la mancanza di attenzione alle proprie azioni e ai propri bisogni ci accompagna nel territorio della frustrazione...fino a quando, un giorno all'improvviso arriva il desiderio impellente di fuggire lontano...


"Fino che non sentiamo male, ci crediamo in buona salute.
Fino a quando non piangiamo, ci crediamo felici.
Fino a quando il cielo non è attraversato da nubi, siamo persuasi che faccia bel tempo."


Quando stabiliamo un contatto autentico e continuativo con noi stessi è impossibile perdersi di vista nella relazione perché restiamo in ascolto dei nostri bisogni, di ciò che è "buono e giusto" per noi stessi..

Se siamo assenti nel contatto con noi stessi invece ci potremmo ritrovare all'improvviso a dirci che la vita che viviamo non è quella che volevamo.

Quando c'è vigilanza, presenza a se stessi e ai propri bisogni c'è coscienza piena di ciò che viviamo e sperimentiamo dentro e fuori di noi.

Quando si è in totale ascolto di sè si può sapere, e non solo con la testa ma anche con il "cuore-corpo-spirito" ciò che è "giusto" per se stessi.

Nei rapporti intimi quando censuriamo i nostri bisogni personali e profondi ci lasciamo guidare dalla paura di "assaporare l'aria oltre la siepe e di trovarla più vivificante"...

e così restiamo nel territorio della frustrazione della parte più autentica di noi..ed a un certo punto sentiremo una spinta forte ad occuparci di noi e a fuggire da quel territorio.."ok adesso basta inizio a pensare a me stesso!"
Ma in questo modo la spinta all'ascolto non viene da una "pacifica" risposta ai nostri bisogni..quanto piuttosto come un atto "contro" l'altro...quella spinta che da adolescenti si vive per uscire dai legami genitoriali che ci imprigionano.

Per evitare reazioni eccessive che poi risultano fonte di conflitti e incomprensioni dovremmo fermarci regolarmente in un "incontro con noi stessi" per formulare delle domande chiare:
In questo modo di vivere, in questa relazione, sono veramente in sintonia con i miei bisogni?
Questo modo di vivere la relazione mi nutre o è invece fonte di frustrazione?
Come posso rimediare a ciò che mi frustra?
Come posso assaporare ancora di più ciò che mi appaga?

Fermiamoci senza paura all'ascolto di noi e dei nostri bisogni.
Rimaniamo presenti a ciò che sentiamo dentro e fuori da noi.
Diamoci la possibilità di essere liberi di scegliere ogni giorno di stare nella vita che desideriamo e di agire con l'intento, la speranza che ciò sia possibile.



Liberamente tratto da
"Come diventare una coppia zen ...e superare i conflitti, accudire la relazione, vivere in armonia con se stessi e con il partner" di Flavia Mazelin Salvi Ed. Endemunde

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