Durante le esperienze di workshop seguite o condotte, sempre più prendo consapevolezza del bisogno universale di sentirsi ascoltati…ascoltati veramente “nella relazione”, e non solo nelle relazioni importanti della nostra vita.
E se questo non avviene, se “l’altro” non ci dà L’ascolto, La cura, L’attenzione che vorremmo…che noi ci aspettiamo in modo così preciso…ecco che siamo feriti, delusi, offesi e arrabbiati. E’ l’altro che sbaglia… e noi saliamo sul piedistallo e mettiamo un muro, costruendoci inconsapevolmente il nostro “rifugio sicuro”.
E’ successo a tutti, succede a tutti, è successo anche a me.
Se non ci accorgiamo che questa mancanza d’ascolto ci ferisce così tanto, perché “vogliamo” evitare il dolore e il conflitto…, tutto questo sentire doloroso…...fastidioso…scomodo…e inconsapevole, costruisce le nostre maschere nei rapporti con “l’altro”.
Se costruiamo i nostri rapporti sulle maschere scolpite dal nostro dolore…ci allontaniamo sempre più dalla relazione, dall’ascolto…da quell’ascolto vero.. di noi stessi e “dell’altro”..che ci permette di entrare nel “contatto pieno” di ciò che c’è nel qui ed ora di quello che stiamo vivendo.
Quell’ascolto a noi serve...
Ognuno di noi ha bisogno di sentirsi amato per quello che è…
Ognuno di noi ha bisogno di sentirsi apprezzato per quello che fa…
Se ci accorgiamo che siamo solo spettatori della nostra vita…o attori mascherati a dovere…se sentiamo che questo ci risulta scomodo...insoddisfacente…che la vita ci sembra stretta...non a nostra misura…è lì che il counseling può dare una mano.
Quando uso questo termine, counseling, quando mi chiedono cosa faccio nella vita…la maggior parte delle persone non conosce questa parola…né il significato di questa professione che con molta gradualità si sta sviluppando nel nostro paese, mossa sia dall’influsso dei paesi anglosassoni sia dal bisogno di un “ascolto vero” sempre più presente nella nostra società.
Tecnicamente il counseling viene definito come un processo che, attraverso il dialogo e l’interazione, aiuta le persone a risolvere e gestire i problemi e le conflittualità.
Il counselor è quella persona, quel professionista che si occupa di aiutare i suoi clienti a superare i momenti di crisi, a migliorare i rapporti con gli altri, a spolverare e sviluppare le proprie risorse e competenze…e permettetemi di dirlo, a pulirsi delle maschere costruite, per poter così vivere la propria vita con maggiore intensità ma anche con un “maggior radicamento sulle proprie gambe”.
E per quanto a qualcuno possa sembrare similare…il counseling è molto diverso dalla psicoterapia che è legata invece all’ambito della psicopatologia e/o alla ricostruzione della personalità: inoltre lo psicoterapeuta lavora con pazienti, in percorsi generalmente dilatati nel tempo, mentre il counselor lavora con clienti, in percorsi definiti nel tempo e legati a obiettivi specifici condivisi.
Storicamente il counseling nasce negli Stati Uniti negli anni ’50 come un’integrazione di diverse correnti antecedenti e contemporanee: movimenti di orientamento e guida professionale, evoluzioni di movimenti psicoterapeutici soprattutto legati alla psicologia umanistico-esistenziale e lo sviluppo di quei movimenti che si orientavano alla cura della salute olistica della persona.
In Italia però, prima ancora che arrivasse l’influsso anglosassone, poiché fu l’Inghilterra il primo paese europeo a essere “contaminato” dal counseling, furono i primi passi dell’assistenza sociale a mettere le basi di questo nuovo approccio: la totalità dell’interesse e dell’attenzione verso la persona, i suoi bisogni, le sue esigenze e difficoltà.
Ed è questo il focus del counselor che si centra sul proprio cliente, sulle sue difficoltà ed esigenze ma anche e soprattutto sulle sue risorse e competenze.
Per questo gli ambiti del counseling sono vari, poiché diversi possono essere i clienti.
In primis il counseling professionale, quello individuale rivolto alle singole persone che si trovano a dover affrontare una crisi o a voler cambiare qualcosa nella loro vita, ma che non riescono a ottenere dei risultati concreti.
Ma il counseling è anche aziendale poiché viene utilizzato nell’ambito lavorativo per prevenire e “aggiustare” situazioni di relazioni conflittuali tra colleghi o nella sfera burocratica: è ormai noto che il benessere delle relazioni lavorative incide in modo considerevole sulla produttività di un’azienda, qualsiasi prodotto essa fornisca.
E poi il counseling dell’emergenza, quello sanitario, quello nutrizionale, e anche scolastico,…
E’ un approccio che si specializza nei diversi ambiti per rispondere in modo sempre più efficace alle esigenze dello specifico settore d’applicazione e attraverso questo processo aumenta nei suoi clienti le competenze nell’ambito della comunicazione e della relazione.
Il counseling mette in atto la “relazione che cura” e lo fa attraverso la comunicazione con accoglienza e competenza, caratteristiche fondamentali per poter far raggiungere obiettivi di benessere e di miglioramento dei rapporti con gli altri.
In alcuni momenti della vita non sempre le persone che ci sono vicine riescono ad aiutarci in modo efficace. Questo perché il coinvolgimento emotivo è forte e spesso succede che nei consigli di amici e persone care vengano proiettati desideri e bisogni che non hanno nulla a che fare con ciò che ci sta succedendo.
Ecco perché la figura di un professionista agevolatore nella relazione, perché come diceva C. Rogers, “…solo una persona può sapere se ciò che faccio è onesto, esatto, aperto e valido, e quella persona sono io”.
Ecco quindi che la relazione di counseling diventa il setting, cioè il luogo protetto dove contattare le proprie emozioni, i propri bisogni e desideri attraverso le competenze di un professionista esperto.
Ascolto attivo, empatia e accettazione positiva incondizionata sono i presupposti di base per poter costruire un’ alleanza, una relazione di qualità che permetta di esplorare il proprio mondo delle emozioni , dei desideri e bisogni e dei nostri modi di relazionarci con gli altri.
Le emozioni che restano bloccate nel cuore, nella mente e nel corpo...non ci fanno bene e creano dei blocchi che ci limitano nella nostra individuale e unica capacità innata di andare verso la nostra autorealizzazione.
Se parliamo poi di counseling pluralistico integrato aggiungiamo che diverse sono le tecniche utilizzate dal counselor, che attinge in modo flessibile agli strumenti metodologici di diversi approcci teorici: non c’è il monopolio di una teoria o di una tecnica sulle altre,
Ogni counselor si costruisce la propria valigetta degli attrezzi utilizzando quelle tecniche che ritiene più efficaci e risuonanti con il proprio stile individuale.
E la mia proposta a voi è proprio quella di farvi conoscere un po’ di più il counseling pluralistico integrato attraverso la mia valigetta degli attrezzi.
Per questo l’appuntamento è sempre qui…a casa di Claudia."
Articolo pubblicato sulla rivista L'Edizione n°13, edita dalle Edizioni Farnedi di Cesena

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