Ho riletto questo scritto "Diario di una ciaspolata" dopo aver camminato a lungo nei boschi d'estate....
Cambia il clima, il contesto...
...al bianco delle neve si sostituisce il verde pieno dei boschi nelle sue infinite tonalità che sfavillano di raggi di sole...
....gli odori sono caldi e morbidi più che freddi e asciutti...
...il contatto con la terra passa attraverso le foglie e i dislivelli del terreno più che sulla spumosa neve bianca...
...e mirtilli.. al posto di mandarini...
....ma la sensazione del "corpo sentito"...il processo....è lo stesso....stare nel qui ed ora.
Tratto da un articolo pubblicato sul L'Edizione n°22 (febbraio 2013)
Diario di una ciaspolata
Come una camminata
tra la neve può diventare uno strumento di consapevolezza…
“Sono contenta, finalmente potrò stare in mezzo all'amata natura che tanto riesce a rigenerarmi.
Sarà bello
camminare sulla neve e perdersi nel bianco e nella pace dei boschi…
Sto camminando
con le ciaspole in mezzo a tutto questo bianco...è una meraviglia: sono felice!
Cammino… Cammino ancora. Il sentiero si modifica: a volte è in piano,
a volte in salita, a volte in discesa.
Continuo a
camminare. La salita è faticosa. …ora è una fatica bestia…
Respiro e
vado avanti sentendo la fatica che aumenta.
“Guardo dentro”:
…ascolto il
mio corpo, ne sento la pesantezza e la rigidità, il respiro è affannato, inizio
a sentire il caldo. Ascolto il contatto dei miei piedi sul terreno…la neve è
fresca e alta e io sprofondo nonostante le ciaspole… …sento molta fatica nel
fare i miei passi.
“Guardo fuori”:
…è bianco
ovunque, una meraviglia. E il cielo è di un azzurro terso.
Ci sono
alberi altissimi e spazi aperti e bianchi che mi fan venire voglia di rotolarmi
giù.
E il
silenzio.
Una pace
incredibile.
E l’odore freddo della neve.
E il profumo
avvolgente degli alberi.
E il calore
del sole sulle guance.
La fatica aumenta.
So che ce la posso fare, mi conosco… sono una donna tenace.
Con una
certa forza fisica….e una certa forza emotiva.
Vado avanti nella mia fatica…ci sono!
Ora mi sembra di non farcela più…che fatica! Continuo
a camminare.
.. finalmente "rompo il fiato"! che
sollievo!
...riprendo un respiro più fluido e meno affannato,
riesco a superare un momento di difficoltà grandissimo...
...ora mi sento un pò più forte di prima.. Ho
acquisito maggior resistenza... Maggior forza nei miei muscoli.
Maggior tenacia nei miei pensieri. Ho fiducia in me e
nel mio corpo-risorsa.
Passano le ore e questo mi è successo più volte:….
Non ce la faccio più. Respiro. Continuo a camminare. Rompo il fiato e mi sento meglio.
Non ce la faccio più. Respiro. Continuo a camminare. Rompo il fiato e mi sento meglio.
Poi arriva un punto in cui c'è una salita ripida,
molto ripida... Ho fatto molta strada fino a qui.
Ho rotto il fiato più e più volte e mi sono rafforzata
tanto. I miei muscoli non sono più quelli di prima.
Guardo la salita: è decisamente ripida. Ed io sono stanca. Ce l'ho fatta fino ad
ora...ce la farò ancora!
…ma mentre inizio la salita mi accorgo che la fatica è
molta, molta di più di quella che pensavo di sentire..
Mi ripeto che ce la posso fare. Fino ad ora ce l'ho
fatta. Quindi ce la farò. Io sono forte.
Ad un certo punto sento la fatica è sempre più
forte... Sempre di più.
Ma io vado. Io voglio vincere la fatica. Io sono più forte,
ce la posso fare da sola.
...e il mio viaggio è diventato una lotta contro la
fatica: voglio vincere io...
Non ascolto più il mio corpo che mi parla.
Non guardo più fuori di me.
Non sento più cosa sto facendo…
Sono presa solo dal puro desiderio di vincere contro
la fatica… e di dirmi quanto sono forte.
E’ un attimo …. E mi accorgo di cosa è diventato il
mio viaggio.
Non è più scoperta, è diventato una lotta asciutta e
dura.
Ma cosa succederebbe se mi fermassi ora per bere un
sorso d’acqua, mangiarmi un mandarino e riposare un po’ le mie gambe?
ACCETTEREI che in questo momento la fatica è molta di
più della mia forza…che HO BISOGNO di bere, di prendere energia e riposarmi un
po’.
ACCETTEREI di riconoscere LA MIA LIMITATEZZA, che non
sono invincibile, che ho bisogno di altro da me, che da sola non sempre mi
basto.
ACCETTEREI di
sentirmi “normale” con i miei limiti E AVREI STIMA DI ME, DELLA MIA UMANITA’.
Lo faccio. Mi fermo.
Sorseggio l’acqua fresca. Assaggio la candida neve
gelata.
Mangio un succoso mandarino e mi gusto il mio corpo
che ringrazia…
…e RINGRAZIO LA NATURA che mi commuove NEL SUO ESSERCI ANCORA…E SEMPRE.
Ora sono pronta per ricominciare il mio
camminare”
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