L’altro giorno passeggiavo in centro e ho visto una splendida ragazza che parlava con la sua piccola creatura nella culla…erano in un mondo tutto loro, intimo e affascinante e ho pensato che questa ragazza aveva sicuramente attivi dentro di sé gli archetipi di Afrodite e Demetra…era proprio una donna affascinante e una mamma dolce.
Poi, poco più in là,… scarpe da ginnastica, zaino in spalla e fazzolettone da scout, una donna sulla cinquantina che pareva ancora una ragazzina....selvaggia...proprio come lo era lei…Artemide, la dea della luna e della caccia.
Poi penso a mia madre…che ancora adesso dopo quasi 40 anni di matrimonio guarda ancora mio padre proprio come Era faceva con il suo Zeus…come se si fosse appena innamorata…
…e penso alla dispensa o all’armadio di Giulia in cui ogni cosa è in ordine, la casa perfettamente pulita e a posto e ciò le da un senso di pace…proprio come Estia nell’occuparsi del focolare domestico e del tempio.E ancora a Francesca, la donna Atena ….donna in carriera, tutta incentrata sulla sua realizzazione professionale, donna elegante ed estremamente razionale.
E infine Rosa la donna Persefone, che non è predisposta ad agire ma ad essere agita dagli altri, è remissiva e dipendente, estremamente introspettiva e anche un’eterna adolescente…
Quanti modi di essere donna?...beh secondo Jean Bolen autrice del libro “Le Dee dentro la donna” edito da Astrolabio (1991), esistono 7 archetipi che sono legati alle dee di cui vi ho accennato…, specificando che ogni donna ha una dea originaria e predominante anche se le possiede tutte…
Noi donne siamo molto più che riducibili a 7 numeri primi….siamo sfumature di dee…che hanno in sé tutti i colori di ogni dea archetipica con diverse intensità…
Ogni dea ha i suoi punti di forza e di debolezza come noi mortali: leggere questo testo è stato un viaggio dentro di me e il mio circostante mondo femminile, un viaggio di scoperta, di messa in discussione, di conferma, di accettazione, di consapevolezza e…ve lo consiglio.E’ stato strabiliante leggere le descrizioni di come è cresciuta Artemide, la mia dea originaria,…combaciavano con il mio sentito e vissuto di bambina…così come il mio rapporto con le donne, con la parte maschile, con i genitori…tutto combaciava perfettamente!..è stato così facile riconoscerla, la prima delle dee Vergini…
Sì, perché la Bolen distingue tra Dee Vergini, Dee Vulnerabili e la Dea Alchemica , in base alle caratteristiche particolari comuni.
Le Dee Vergini, Artemide, Atena ed Estia, hanno in comune la determinazione nel realizzare i propri talenti personali e coltivare i propri interessi, esprimono se stesse in modo chiaro e soprattutto possiedono una parte di sé che non viene toccata dal bisogno di un uomo o dal bisogno della sua approvazione. Una parte di sé che non viene “contaminata”, manipolata e consumata dalla figura maschile,[1] e che può essere legata al significato simbolico che si trova anche in altre espressioni come foresta vergine, lana vergine o olio vergine.
Artemide
Artemide, la dea della caccia e della luna, pensate un po’, era la sorella gemella di Apollo ma fu la prima a nascere e neonata aiutò la madre per il difficile parto di suo fratello.
Artemide fu la levatrice di sua madre e quando a 3 anni conobbe il padre Zeus, fu così venerata da lui che ebbe la possibilità di avere tutto ciò che desiderava: arco e frecce, i cani per andare a caccia, le ninfee di compagnia, montagne e terre selvagge tutte sue e la possibilità di compiere scelte liberamente.
Questo già ci parla di Diana, così la chiamavano i romani, come di una donna autonoma, selvaggia, che ama la natura e la compagnia di altre donne, che aiuta già da bambina la madre in difficoltà e che ha con il padre un rapporto speciale. Questa al giorno d’oggi è l’immagine di una donna indipendente, con uno stile di vita movimentato, che ricerca la gratificazione personale in ogni campo, che ama sentirsi parte della natura, viaggiatrice ed esploratrice. Una single che gode del suo status, ma anche una moglie che coltiva amicizie e interessi estranei alla coppia.
Atena
Poi incontriamo Atena, nota ai romani come Minerva, dea della saggezza e dei mestieri, la figlia del padre, poiché fu proprio dalla testa di Zeus che nacque già adulta.
Figlia di un solo genitore (la madre Metis fu ingoiata da Zeus dopo che seppe del suo stato di gravidanza), era “il fidato braccio destro” del padre, con la corazza, lo scudo e il fulmine sempre con sé: era una imponente e splendida dea guerriera.
In tempo di guerra presiedeva alle strategie di battaglia mentre in tempo di pace alle arti domestiche: per questo la vediamo anche rappresentata con un fuso oltre che con lo scudo.La donna Atena di oggi, è una donna di testa più che di cuore, con acutezza mentale e senso pratico. Sa mantenere il sangue freddo nelle situazioni emotivamente forti e riesce ad essere e a fare… moderatamente, nella giusta misura.
Generalmente ricerca la compagnia degli uomini e spesso condivide in ambito lavorativo il piacere nell’azione e nel potere del maschile, senza lasciare che sentimenti erotici o romantici disturbino il rapporto. Il suo senso pratico la rende portata per le attività manuali che vanno dal ricamare al costruire.
Estia
Come ultima delle dee Vergini, e anche la meno conosciuta poiché solitaria ed introversa e quindi meno chiacchierata e dipinta, troviamo Estia, dea del focolare e del tempio. Era la maggiore della prima generazione degli dei, fu la prima ad essere ingoiata dal padre Crono e quindi passò molto tempo in solitudine, nelle viscere del tiranno… La madre era Rea una donna impotente che non riusciva a far nulla per fermare le violenze del marito sui figli. Estia fu sostituita nella schiera dei 12 dell’Olimpo poiché non abitava con gli altri dei, infatti si occupava di tener viva la fiamma nel tempio e nel focolare al centro di ogni casa e di ogni città e aveva scelto uno stile di vita più riservato. Estia si concentrava sul suo sguardo interiore e sull’intuizione che la guidava nel suo fare.
La donna Estia di oggi è una donna silenziosa, introversa che gode della solitudine, in profondo contatto con i suoi valori e profondamente intuitiva. E’ la donna non attaccata alla gente, agli esiti, al possesso, al prestigio o al potere. Emotivamente distaccata ha le qualità della donna saggia. E’ la donna che trova nei compiti domestici un significato profondo: quando pulisce e riordina la propria casa, pulisce e riordina dentro di sé…
Poi giungono le dee Vulnerabili, Era, Demetra e Persefone, che a differenza di quelle Vergini, centrano l’attenzione, non su di sé, ma nel rapporto con “l’altro” che siano i figli, il marito o la madre; senza “il rapporto” le dee Vulnerabili non si sentono complete.
Era
Era
Era, dea bellissima attirò su di sé lo sguardo di Zeus che con vari stratagemmi e imbrogli riuscì ad averla in moglie e successivamente a possederla. E’ così che Era, la Giunone dei romani, è diventata la dea del matrimonio, donna fedele e moglie.
Ma Zeus dopo il matrimonio ritornò alle sue abitudini promiscue scatenando tante e tante volte la gelosia vendicativa di Era, che non rivolgeva la sua rabbia verso il marito, ma verso l’altra donna o i figli.Al giorno d’oggi la donna Era è quella che ha come primo desiderio quello di essere moglie e se si trova senza un compagno si sente nulla e inutile. E’ quindi una sposa raggiante che se però scopre di essere tradita diventa estremamente vendicativa. Il matrimonio è importante per lei anche per il riconoscimento sociale che ha dal suo status. Il marito è al centro della vita della donna Era e tutti, anche i figli, sanno che quanto c’è di meglio è riservato solo a lui.
Demetra e Persefone
Poi incontriamo Demetra, la dea delle messi, nutrice e madre, e Persefone, fanciulla e regina degli Inferi, donna ricettiva e “bambina della mamma”. Le incontriamo insieme perché i loro archetipi sono complementari e i lori miti si incontrano nel racconto….
Persefone, Proserpina per i romani, stava raccogliendo fiori nel prato quando venne attratta da un bel narciso e quando si avvicinò per prenderlo emerse Ade dagli Inferi che con il suo carro d’oro la rapì. Demetra, Cerere per i romani, che riuscì a sentire le grida della figlia, iniziò a cercarla ovunque per giorni e giorni adirandosi anche con Zeus che aveva permesso un simile atto. Demetra trascorse poi un lungo periodo sotto mentite spoglie lontano dall’Olimpo sempre alla ricerca della figlia, ma quando poi svelò la sua vera identità, fece costruire un tempio in cui si isolò nel suo dolore per la figlia e si rifiutò di svolgere il suo ruolo di dea della messi. Così facendo niente poteva crescere, niente poteva nascere e questo portò una grande carestia che fu avvertita anche dagli dei che non ricevevano più alcun sacrificio da parte degli uomini. Zeus fu così costretto ad implorare il ritorno di Demetra al suo compito e in cambio permise che madre e figlia si ritrovassero.[2] Ora proviamo a riportare ai giorni nostri…Demetra e Persefone…
La donna Demetra ha un istinto materno che si può realizzare non solo nel ruolo di madre ma anche nel dare ad altri nutrimenti di tipo fisico, psicologico o spirituale: si tratta quindi di una donna generosa che trova soddisfazione nell’accudire gli altri. E’ una donna perseverante, paziente e che non si scoraggia nelle difficoltà, che mette se stessa alla fine della lista delle priorità.
Persefone possiamo ritrovarla nella donna odierna in due diverse modalità, poiché due erano i ruoli per cui veniva venerata: come Kore la bellissima fanciulla fertile e come la Regina degli Inferi.
L’aspetto legato a Kore si trova nell’atteggiamento da eterna adolescente di una donna che non si impegna fino in fondo in ciò che fa poiché è indecisa su ciò che vuole, aspettando che qualcuno le cambi la vita. E’ molto legata alla madre e abituata a compiacerla (cosa che succede anche con gli altri) perché estremamente dipendente da lei.Come regina degli Inferi invece, l’archetipo Persefone dà alla donna la capacità di avventurarsi negli stati più profondi della psiche: questo la rende abile a muoversi “nei suoi abissi e inferi” riuscendo ad aiutare anche gli altri in questo viaggio.
Afrodite
In ultimo troviamo la Dea Alchemica , Afrodite, detta dai romani Venere, dea dell’amore e della bellezza, donna creativa e amante.
Come dea Alchemica ha caratteristiche comuni con le altre dee ma non appartiene a nessuno dei due gruppi precedenti: infatti la dea dava la massima importanza all’esperienza emotiva condivisa con gli altri, non quindi all’ indipendenza dagli altri o ai vincoli permanenti con loro.Afrodite era la più bella di tutte le dee e tutti gli dei la volevano in sposa, ma lei fu libera di scegliere e sposò Efesto, lo storpio dio dei fabbri e del fuoco. Non ebbero figli e il loro matrimonio può essere considerato come l’unione della bellezza e della tecnica, da cui nasce l’arte. Afrodite tradì spesso suo marito sia con altri dei che con i mortali.
Al giorno d’oggi la dea Afrodite porta alla donna il piacere per la bellezza, per l’amore, per la sensualità e la sessualità. Ogni donna nel momento in cui si innamora di qualcuno che la ricambia, diventa la personificazione dell’archetipo di Afrodite. La donna Afrodite è una donna che si innamora con estrema facilità non solo di uomini ma anche di idee, progetti, di opere artistiche…
Afrodite è una potente forza di cambiamento legata ad ogni processo creativo che è sempre sensuale, legato ai sensi.
Avete trovato qualcosa di voi in quel che avete letto? Avete identificato la vostra possibile dea originaria? Avete pensato che non vorreste mai essere questa o quella dea? ..e che vorreste invece risvegliarne una che sembra dormire da troppo tempo?
Se vi ha incuriosito questo excursus un po’ superficiale e sintetico e volete approfondire l’argomento…e siete donne, la possibilità si concretizza in un percorso di scoperta e conoscenza del proprio femmineo che partirà a Cesena nel 2011 presso il Centro di Ricerca KY.Si tratta di un percorso che partendo dal racconto del mito ci condurrà a scoprire le dee dentro di noi: per ogni dea è previsto un incontro in cui verranno sperimentate attraverso varie attività (espressione corporea, grafico-pittorica, manipolativa, scrittura, lo scambio con le altre donne…) le caratteristiche che le sono proprie, conoscendo sia i punti di forza da valorizzare e ricercare, che quelli di fragilità e debolezza su cui lavorare.
[1] Scriverò riferendomi alla donna eterosessuale per semplificazione, ma il testo affronta gli aspetti anche dal punto di vista della donna omosessuale che in questa sede mi risulta complicato affrontare nello specifico.
[2] I racconti dei miti sono in questa sede estremamente sintetizzati e mancanti di parti importanti. Si rimanda e consiglia la lettura del racconto mitologico presente nel testo.
Articolo tratto da L'Edizione n°11, dicembre 2010







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