venerdì 8 agosto 2014

Perdersi....e ritrovarsi nel labirinto effimero



La natura è da sempre maestra.

Qui, al  Labirinto Effimero l'occasione di imparare qualcosa di sé è davvero intensa.

Dal 2009 in terra di romagna  nasce, ideato e realizzato dalla collaborazione tra l'Azienda Galassi Carlo e l'artista Luigi Berardi il labirinto "più grande d'Europa" (cit. sito) creato con piante di granoturco.

Sempre più persone arrivano anche da lontano per provare l'esperienza di perdersi..per poi ritrovarsi dentro il labirinto.

Ci sono modi e tempi diversi per affrontare il labirinto... da soli o in compagnia...di giorno con la luce o alla sera nel buio profondo...

Mai, come quando ci si perde...è possibile ritrovarsi e sapere qualcosa di più di sé.

Cosa succede appena si entra nel labirinto?

Sappiamo dove si entra e dove si ...dovrebbe uscire...ma tutto ciò che separa entrata ed uscita è un grande mistero.

Eravamo un bel gruppettino, un misto di amici conosciuti e sconosciuti. (...e già questo è una bella emozione nel qui ed ora..)

Siamo entrati così, come quando si fa una passeggiata in campagna: qualcuno aveva già provato l'ebrezza del labirinto ma per la maggior parte era un'esperienza nuova.

Ho ricordato l'esperienza del 2012...le mie emozioni e il loro cambiamento durante il processo.
Qualcosa che aveva il sapore simile di oggi...ma sono contenta anche di avere trovato qualcosa di nuovo e diverso di me.

L'emozione, l'adrenalina e la gioia iniziale, anche se diversamente sfumata era quella: per natura mi piace andare "oltre la linea di comfort" e quando c'è quel po' di senso di ignoto e mistero che non posso catturare perché mi è sconosciuto...mi sento viva e nella crescita di me.

Poi dopo "il tempo dei giochi" leggeri, delle risate, delle nuove conoscenze e delle vecchie simpatie, arriva la consapevolezza che nel girovagare così leggeri senza stare in ascolto della strada che si percorre, non si ha per nulla in mente la meta...come dire...si sta nel qui ed ora senza preoccuparsi più di tanto di quel che sarà.

Ecco che ad un certo punto succede...ci si inizia ad accorgere che se siamo entrati nel labirinto...prima o poi è necessario fare i conti con l'obiettivo, con il senso di essere lì...entrare nel labirinto...per poi uscirne.

Non so se questo processo sia avvenuto in contemporanea per tutti quanti...anzi forse no, immagino che ognuno ci sia arrivato con i suoi tempi e lo abbia poi espresso al gruppo in altri tempi ancora diversi.

Sta di fatto che ci siamo accorti di ripercorrere le stesse strade...di ritrovarci negli stessi angoli chiusi...e abbiamo iniziato a pensare...ok, da qua se vogliamo uscire è necessario "usare anche la testa" e mettere da parte  l'esclusività del gioco.

E' stato bello. Abbiamo messo insieme le nostre teste e ne è nata una strategia che prevedeva l'impegno e il coinvolgimento di tutti in ruoli diversi.
E' stato un processo spontaneo e fluido. Piacevole, davvero piacevole.

Questo "passaggio emotivo", questa transizione e (in linea con il titolo) questa metamorfosi
ha comportato diverse reazioni da parte di ognuno di noi e certo che sì...possiamo dire che abbiamo avuto dalle "pannocchie" uno specchio di noi stessi.

La metamorfosi poi è proseguita...ma se scrivo anche di questo tolgo troppo mistero a chi ancora si addentrerà e preferisco restare in silenzio...
(Aggiornerò il post quando sarà giunta l'ora dell'ultima metamorfosi del labirinto, quando il mais verrà tagliato...)


Quando siamo usciti...come Eroi dopo un lungo viaggio...una bella cena in condivisione in una meravigliosa stanza a cielo aperto....





Grazie vita!
Buone giornate
Elisabetta









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